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Se la RSI insegue i like invece della qualità

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28 Aprile 2021
Chino Sonzogni, responsabile de La gioventù dibatte, critico sull’offerta per i giovani troppo superficiale
INTERVISTA
EVENTO
GIOVANI
LAGIOVENTÙDIBATTE

Un’esperienza da diffondere
Due interessanti dibattiti hanno concluso un ciclo di incontri con studenti di quarta al liceo di Locarno. Una prima lezione a dicembre ha permesso ai giovani di conoscere la metodologia di dibattito regolamentato promossa da «La gioventù dibatte»
Un secondo momento, in febbraio, ha consentito di approfondire e sperimentare questa nuova modalità di confronto dialettico. Infine nel terzo incontro, svoltosi il 21 aprile, i giovani Manuel, Darko, Karim, Nicolas, Ulisse, Amalia, Luca, Jomar hanno dato vita a vivaci scambi d’opinione, documentati e ben argomentati sul tema: I cittadini devono poter decidere di pagare solo le trasmissioni Radio - TV di cui usufruiscono?

L’esperienza educativa - nata dalla collaborazione con Roberto Stoppa, docente di economia e diritto e presidente del Consiglio del pubblico della CORSI, e sostenuta da Fulvio Cavallini, direttore del Liceo di Locarno - è stata particolarmente positiva e significativa. Ha confermato che - se opportunamente motivati e preparati - i giovani sanno approfondire temi anche complessi come quelli relativi al servizio pubblico e soprattutto sono in grado di confrontarsi in un dibattito di valore.

 

Like o qualità?
Spetta però agli adulti offrire ai giovani opportunità di formazione e di crescita anche nell’ambito del discorso pubblico e del dibattito politico. Premessa indispensabile è avere fiducia nei loro mezzi e soprattutto evitare di proporre servizi brevi e di basso livello qualitativo con la giustificazione che non riescono a mantenere alta la concentrazione per molto tempo o che a loro piace il pensiero breve e il linguaggio povero.
Giusto cercare il sostegno dei giovani al servizio pubblico. Sbagliato rincorrerlo, sacrificando la qualità dei contenuti per dei facili like. Il servizio pubblico va sostenuto ma non a prescindere dalle sue offerte. È necessario avere il coraggio di criticarlo e pungolarlo a migliorare, quando tratta temi importanti e complessi con superficialità, quando invece di informare e scandagliare, disinforma e banalizza i contenuti.

Un esempio? Un servizio di Spam , un prodotto RSI diffuso sui social e dedicato ai giovani, dedicato alle lezioni online all’università. Sinceramente, il tema della didattica a distanza merita di meglio. Pedagogisti, psicologi, sociologici, filosofi, numerosi scrittori e giornalisti hanno dedicato riflessioni approfondite a questo tema controverso. Condividere queste riflessioni con i giovani e dibattere con loro questo tema è compito del servizio pubblico.

 

Le diagnosi non bastano
«Sfida epocale» è stata definita la complessa relazione fra i giovani e l’informazione al centro dell’interessante evento promosso il 15 aprile dalla CORSI e dall’ATG . Nel mondo dei media c’è consapevolezza del delicato momento: i giovani sono poco interessati all’informazione (solo il 25% legge un quotidiano) e soprattutto la cercano in fonti gratuite, sovente di dubbia attendibilità e qualità.
Roberto Porta ha opportunamente ricordato la fatica di informarsi e Reto Ceschi il ruolo fondamentale del servizio pubblico anche per la democrazia. Il cittadino, in Svizzera sovente chiamato a votare, se disinformato, costituisce un pericolo per il funzionamento del nostro sistema politico. I giovani universitari in studio e in videoconferenza e quelli che hanno lanciato l’evento con delle interessanti videointerviste hanno confermato questa preoccupante indifferenza per l’informazione. E molto probabilmente, essendo tutti studenti universitari, non sono neppure rappresentativi del livello medio dei giovani.

Le diagnosi del fenomeno abbondano ma scarseggiano le terapie. Mancano pochi minuti alla mezzanotte, urgono proposte concrete. C’è da sperare che Mario Timbal, nuovo direttore della RSI, fra i numerosi compiti che lo attendono, ponga il tema dell’educazione dei giovani ai media fra le priorità e nel palinsesto siano inserite trasmissioni che li coinvolgano realmente. La democrazia si insegna, ma soprattutto si pratica nella quotidianità.

 

Di Chino Sonzogni, responsabile dell’associazione La gioventù dibatte per la Svizzera italiana

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