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Retrospettiva Il futuro dell’informazione: media e servizio pubblico nell’era digitale

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05 Marzo 2025

Adattarsi ai nuovi ‘tempi digitali’:  l’informazione nell’era dei social media

«Times are a-changin» cantava cinquant’anni fa Bob Dylan e l’attualità di questa  canzone non perde di valore se pensiamo alla situazione che attualmente stanno vivendo i media tradizionali. È questa la sensazione che si è respirata infatti durante la seconda tavola rotonda organizzata dalla SSR Svizzera italiana CORSI dedicata al futuro del futuro del servizio pubblico e dei media tradizionali nell’era digitale. A discutere di  questo tema tanto urgente quanto in perenne cambiamento erano presenti Reto Ceschi (responsabile del dipartimento Informazione RSI), Annalisa De Vecchi (già corrispondente a Coira per la RSI e redattrice di ATS Keystone), Daniel Ritzer (direttore de laRegione) e una rappresentante ad hoc del mondo accademico, la professoressa dell’Università della Svizzera italiana Katharina Lobinger, che si occupa di comunicazione online all’Istituto delle tecnologie digitali per la comunicazione.

Il digitale: un concetto ad ampio spettro 

La tavola rotonda moderata dalla giornalista di TeleTicino e Radio 3iii Laura Zucchetti ha aperto molte tematiche, sollevato diversi interrogativi e provato a delineare qualche risposta. In primo luogo ha mostrato l’ambiguità, o meglio la vastità, che si cela dietro il mondo del digitale, il cui spazio semantico ricopre una vasta gamma di concetti. Se una volta infatti il termine si riferiva unicamente alla scoperta del secolo  – ovvero internet – oggi parlare di digitale significa parlare di social media, di piattaforme che rispondono tutte a un particolare pubblico di riferimento, a uno specifico formato visuale e a precise regole di consumo. Si evince dunque facilmente come da un lato il passaggio dal lineare al digitale non sia compito facile e come da un lato per le redazioni si ponga sempre la domanda: quale digitale?

Piattaforme digitali e nuovi modi di fare informazione

Una delle principali difficoltà di fare informazione attraverso queste nuove piattaforme terze è il fatto che esse non sono nate per questo scopo. Al suo interno vi si possono trovare contenuti ludici, d’intrattenimento che poco hanno a che fare con il giornalismo professionale. Per emergere dunque è necessario definirsi, riuscire a creare un proprio profilo digitale riconoscibile che, con linguaggi moderni e più immediati, possa raccontare i fatti senza edulcorarli e senza venire meno ai principi del giornalismo tradizionale come la verifica delle fonti, l’imparzialità e la volontà di approfondire la realtà. 

La necessità di doversi distinguere, di trovare un format avvincente e un linguaggio nuovo ha portato il servizio pubblico, così come i media privati ma che comunque di servizio pubblico si occupano, a fare qualcosa di più che semplicemente ‘informare’ i propri spettatori o lettori; si è resa necessaria la creazione di una nuova “sceneggiatura dell’informazione”, in grado di attirare l’attenzione del pubblico, potendo così competere con i numerosi concorrenti che pullulano sulle reti dei social media. 

Diversi sono stati infatti i tentativi dei vari editori di creare una propria identità riconoscibile sul web. RSI per esempio ha investito risorse per la creazione di contributi originali ex novo per il digitale o per rendere nuovamente fruibili – in versione ridotta – contenuti radiofonici o televisivi per dare loro nuova linfa vitale attraverso il web; interessante anche il punto di vista portato dal direttore da laRegione che oltre a interrogarsi su come portare le notizie, come per esempio un editoriale, dalla carta stampata al mondo dei social media ha posto una riflessione che ha ribaltato il classico punto di osservazione: oltre alle innovazioni in campo digitale è necessario ragionare sul fatto che una notizia di cronaca sul giornale arriva fondamentalmente già vecchia al lettore, poiché non riesce a tenere il passo dei nuovi ‘tempi digitali’.  Per questa ragione è importante fornire articoli di approfondimento sulla carta stampata che in qualche modo il lettore può trovare solo lì- proponendo contenuti che si distanzino dagli interessi del pubblico dei social media - diventando così un competitore credibile contro l’informazione di rapido consumo. 

Mezzi economici e tecnici per una lenta trasformazione dell’offerta

Un ulteriore tema emerso durante la discussione è quello che riguarda l’aspetto economico di questa trasformazione digitale. Per mantenere in vita l’informazione come la conosciamo oggi è necessario reinventarsi – cambiare tutto perché nulla cambi – ma per effettuare questa trasformazione è necessario investire in un personale formato, ma purtroppo questo va in controtendenza con i tagli che servizio pubblico e media privati sono chiamati a effettuare. Questa situazione non è nuova fuori dalla Svizzera italiana: solo per fare due esempi NZZ e CNN hanno dovuto fare diversi cambiamenti strutturali per permettere ai rispettivi gruppi di avere personale e risorse necessarie per garantire un’informazione professionale anche nei nuovi spazi digitali. 

Ne emerge un quadro preoccupante della situazione dei media, che devono giocoforza adeguarsi a un nuovo contesto con meno risorse a disposizione. Uno degli errori che ha contribuito a peggiorare la situazione, secondo la professoressa Katharina Lobinger, è aver sdoganato l’idea che alla digitalizzazione era legata anche la gratuità dei contenuti e dunque dell’informazione. 

È importante quindi una presa di coscienza da parte di tutti gli attori della società – media, politica e pubblico – affinché questo difficile passaggio dal lineare al digitale venga sostenuto, per non rischiare di ritrovarci in futuro senza la possibilità di avere un’informazione professionale e affidabile, pilastro essenziale per il mantenimento della democrazia. La gratuità potrebbe aver istillato l’illusione che l’informazione sia un prodotto a basso costo e non poi così fondamentale per la nostra società. I tempi, come dicevamo a inizio articolo, stanno però cambiando e forse anche il nostro rapporto verso l’informazione e il suo consumo dovrebbe iniziare a farlo, per non pentircene in futuro. 

Vi diamo appuntamento al prossimo incontro sul futuro del servizio pubblico e dei media tradizionali, dove verranno coinvolti altri protagonisti e professionisti del panorama mediatico della Svizzera italiana. 

A cura di Marco Ambrosino, Segretariato SSR.CORSI

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