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  4. L’esperienza dell’Eurovision Song Contest di Basilea

L’esperienza dell’Eurovision Song Contest di Basilea

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28 Maggio 2025
Intervista a Gian-Andrea Costa

L’Eurovison Song Contest a Basilea è terminato da poco e non sappiamo quando la Svizzera avrà nuovamente l’onore e l’onore di ospitarlo.  Organizzare il più grande evento non sportivo su scala internazionale e trasmetterlo in eurovisione rappresentava un’importante vetrina per l’azienda e un momento importante nella storia della SRG SSR. Abbiamo intervistato Gian-Andrea Costa, già Responsabile del Settore musicale per la RSI e ora Segretario generale del Dipartimento Cultura e Società, che da diversi anni segue con attenzione la kermesse. 

Caro Gian-Andrea, quali sono le tue sensazioni a seguito di questa settimana musicale all’Eurovision Song Contest?

Sono entusiasta sotto molti punti di vista: la qualità e i risultati delle tre serate televisive in eurovisione, il successo dell’evento in loco, il contributo della città di Basilea e – indubbiamente – l’impegno della RSI nell’avvicinare e raccontare le molteplici sfaccettature di quella che, credo, possiamo definire una delle produzioni televisivo-musicali più impegnative della nostra storia.

Durante la settimana si è creata un’alchimia particolare tra colleghe e colleghi, probabilmente perché tutti, in modo implicito, eravamo consapevoli di partecipare a qualcosa di più grande di noi. E, vista l’unicità del momento, era importante dare il massimo affinché chi seguiva l’Eurovision da casa potesse percepire almeno una parte dell’energia che si respirava per le strade di Basilea.

L’Eurovision Song Contest poteva essere una vetrina importante per l’azienda per veicolare una bella immagine del nostro servizio pubblico. L’obiettivo, secondo te, è stato raggiunto?

Assolutamente sì, e i numeri (perdonate la deformazione professionale da segretario) lo confermano.

C’è poi un aspetto meno misurabile, ma altrettanto rilevante: il confronto con l’edizione precedente. Noi abbiamo raccolto il testimone dalla Svezia, un Paese che – insieme all’Irlanda – ha vinto e quindi organizzato più edizioni. Mantenere il livello di spettacolarità del 2024 e alzare ulteriormente l’asticella non era affatto scontato, ma credo che, come SRG SSR, ci siamo riusciti.

Data la tua esperienza nel seguire questi appuntamenti, qual è stato il tratto caratteristico di questa edizione, rispetto a quelle passate?

Direi l’impianto tecnico e scenografico, che di anno in anno diventa sempre più complesso, imponente e spettacolare. Nel caso dell’edizione basilese, è stato anche particolarmente riuscito dal punto di vista estetico e stilistico.

Poi ci sono due record che vale la pena ricordare: il Turquoise Carpet più lungo della storia dell’Eurovision – reso possibile anche grazie all’esperienza carnevalesca di Basilea – e la più grande proiezione pubblica mai realizzata, con 36.000 persone presenti al Sankt Jakob.

Credo poi che il pubblico ricorderà con affetto l’interval act della prima semifinale, “Made in Switzerland” (https://www.youtube.com/watch?v=GhFNPLgK6Mw) e la sfida tra Käärijä e Baby Lasagna (https://www.youtube.com/watch?v=DGsL8hA-1rE).

L’Eurovision Song Contest è sì un grandissimo evento musicale, ma è anche un contenitore di molti altri contenuti politici, culturali e sociali. L’azienda ha deciso di legare questa edizione al motto “United by music”: questo sentimento si è percepito durante la manifestazione? 

Per dare a Cesare quel che è di Cesare, lo slogan è stato proposto dalla BBC nel 2023, quando – forti del secondo posto di Sam Ryder – si sono offerti di ospitare e co-produrre l’edizione con i colleghi ucraini dell’RTU, dato che l’Ucraina, vincitrice con la Kalush Orchestra, non poteva ospitare l’evento per i noti motivi. Lo slogan è piaciuto così tanto che l’EBU ha deciso di renderlo ufficiale e permanente. 

Tornando alla tua domanda, credo proprio di sì, specialmente ora che per la prima volta ho potuto vivere di persona l’evento. Quella che ho trovato a Basilea è stata un’atmosfera di festa e accoglienza totale, sia dentro che fuori la Halle, sia nel backstage che per le strade. I fan dell’Eurovision sono una vera e propria comunità, indipendentemente dal loro luogo d’origine o dagli artisti prediletti, il che rende lo slogan “United by Music” senz’altro rappresentativo. 

Dai dati in vostro possesso il pubblico come ha reagito all’Eurovision Song Contest di quest’anno?

Oltre le più rosee aspettative: più di 1.2 milioni di persone hanno guardato la finale su un canale SRG-SSR, sono numeri straordinari! Su RSI LA1 la finale ha raggiunto il 48.4% di quota di mercato, significa che nella Svizzera italiana un televisore su due tra quelli accesi era sintonizzato sull’Eurovision diffuso dalla RSI. Inoltre, gli articoli online sono stati letti da circa 78'000 persone. Non da ultimo, il risultato complessivo: l’ESC di quest’anno ha raggiunto un nuovo record totalizzando 166 milioni di telespettatori in 37 mercati, con un aumento di 3 milioni rispetto al 2024. Sempre a livello globale, la Finale ha ottenuto una quota d’ascolto del 47,7%, la più alta dal 2004, con una partecipazione record dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che hanno raggiunto una quota del 60,4%, la più alta mai registrata!

Secondo te l’immagine della SRG SSR ne esce rafforzata dopo questa settimana?

Credo proprio di sì e mi piace pensare che sia stata la conferma di come il servizio pubblico in Svizzera, per know-how, creatività e capacità organizzativa rappresenti un fiore all’occhiello nel panorama radiotelevisivo europeo. Una sfida produttiva di questo tipo e dimensione con una platea nazionale e internazionale carica di aspettative non capita tutti i giorni e, ora che le proverbiali bocce si stanno fermando e i risultati sono positivi, sia giusto non celare e condividere un certo orgoglio.

A cura di Marco Ambrosino, Responsabile contenuti editoriali SSR.CORSI

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