Piccole riflessioni di una oftalmologa “over 65” in tempo di pandemia , perciò - un po’ come tutti quelli definiti anziani – confinata in casa.
Simone Cornaro, medico oculista, è socia della CORSI e partecipa spesso (quando può) alle varie attività della nostra società cooperativa.
Rispondo volentieri alle domande della CORSI raccontando qualche aspetto della mia professione in questo difficile periodo, e riguardo alla mia adesione quale socia.
Sono socia della CORSI da oltre 10 anni e vi ho aderito sulla spinta di amici che già ne facevano parte. Ascolto quando posso la RSI e seguo le sue trasmissioni in TV. Alcune mi piacciono, altre meno e trovo giusto che ci sia un organismo che rappresenti il pubblico, grazie al quale ci si può esprimere sui programmi. Partecipo volentieri alle occasioni d’incontro e alle attività sociali, che trovo interessanti e simpatiche.
Sugli aspetti della mia professione vorrei dire che gli occhi hanno strani modi di manifestarsi. I disturbi possono essere conseguenza di malattie prettamente oculari, ma spesso sono un indice di malattie organiche (diabete, ipertensione, malattie reumatiche per citarne solo alcune), e non da ultimo anche psichiche.
In questo particolare periodo di pandemia mi sembra giusto rendere onore a un mio collega.
Molti ricorderanno che è stato un oftalmologo di Wuhan, nel dicembre 2019, che ha per primo pensato a una nuova affezione epidemica: nel suo ambulatorio aveva infatti costatato il ripetersi dell’insorgenza di alcune congiuntiviti particolari! Erano effettivamente congiuntiviti dovute al nuovo coronavirus. Benché lui ne avesse prontamente dato l’allarme, non è stato ascoltato bensì minacciato e screditato dalle autorità. Il dottor Li Wenliang aveva 34 anni e il coronavirus non lo ha risparmiato.
Ho deciso dunque di dedicare qualche breve commento a questo virus e alla situazione attuale.
Abbiamo costatato che il contagio di questo virus non avviene solo attraverso le goccioline respiratorie. Anche la congiuntiva oculare può ospitare il virus e un arrossamento degli occhi può essere uno dei primi sintomi della malattia.
Da quando c’è la pandemia, rileviamo che i consultori medici e i servizi di urgenza sono poco frequentati. Da una parte, comprensibilmente, i pazienti temono di recarsi in una sede potenzialmente pericolosa, d’altro canto tutti i medici sono stati prima vivamente consigliati, poi ne hanno avuto l’obbligo, di rinviare tutti gli appuntamenti considerati non urgenti. Sta dunque ora ai pazienti stessi di non sottovalutare certi sintomi, che a volte possono sembrare irrilevanti. In caso di dubbio penso che sia comunque saggio farsi controllare.
Ad esempio, per ciò che riguarda gli occhi, un sintomo che allarma è il dolore: quando si ha male giustamente si corre dal medico. Anche l’occhio rosso spaventa e incita a chiedere aiuto. Più subdole sono invece le patologie indolori, per le quali vi è la tendenza a pensare: “passerà”. Non va sottovalutato ad esempio un calo repentino della vista (che se è unilaterale può passare inosservato). La diagnosi differenziale di questo sintomo richiede molto tempo e attenzione. Anche l’apparizione di mosche nere, lampi o veli nella vista deve indurre a contattare rapidamente il proprio medico o i servizi d’urgenza. L’esperienza insegna che in caso di dubbio è davvero più saggio chiedere consiglio che non attendere che passi la pandemia! (E questo vale per qualsiasi sintomo e qualsiasi specialità della medicina).