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Hallo Betty e le co-produzioni del servizio pubblico radiotelevisivo

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04 Dicembre 2025
Intervista ad Alessandro Marcionni

È arrivato recentemente nelle sale cinematografiche svizzere Hallo Betty, film co-prodotto da SRF e SRG SSR che racconta la storia – per molti ancora poco conosciuta – di Emmi Creola, copywriter e ideatrice del marchio Betty Bossi, divenuto nel tempo un vero e proprio simbolo della cultura popolare svizzera. La pellicola è stata selezionata tra i film svizzeri in concorso alla 31ª edizione del Geneva International Film Festival. Abbiamo colto l’occasione per intervistare Alessandro Marcionni, responsabile dei settori Fiction e Documentaristica della RSI, per approfondire il tema delle coproduzioni della SRG SSR e il ruolo del servizio pubblico nel panorama audiovisivo nazionale.

Caro Alessandro, da diversi anni ormai sei responsabile del settore documentaristica e fiction per la RSI. Quali sono state le sfide più complesse affrontate in questi ultimi anni di grande rivoluzione per il settore audiovisivo?

La sfida più stimolante è stata senza dubbio la creazione di una vera e propria struttura dedicata alle serie televisive di respiro nazionale. In RSI esiste una lunga tradizione di produzioni fortemente legate al territorio, ma a partire dal 2017, grazie a un cambio di strategia della SSR, si è aperta la possibilità di pensare a progetti destinati a un pubblico più ampio, su scala nazionale. Serie televisive come Alter Ego o la più recente La linea della palma sono il risultato di questo percorso. Abbiamo dovuto ripensare processi, budget e tempi di produzione per rivolgerci a un pubblico diverso, più vasto. È stato un lavoro lungo e complesso, ma che ci ha permesso di realizzare produzioni capaci di parlare a tutta la Svizzera.

Cosa ti ha colpito maggiormente di Hallo Betty, un film che porta alla luce la storia – per molti ancora sconosciuta – del marchio Betty Bossi e della sua ideatrice Emmi Creola?

Conoscevo già la storia, o meglio le origini, di Betty Bossi ma confesso di non aver mai approfondito il tema prima. Ciò che mi ha colpito maggiormente è il modo in cui vengono ritratti i personaggi, in particolare la coppia protagonista: un rapporto uomo-donna raccontato fuori dagli stereotipi tradizionali, con grande delicatezza e sensibilità.

Il film non solo presenta una trama al femminile, ma racconta una realtà sociale in cui le pari opportunità erano tutt’altro che garantite. Quanto possono contribuire i film e l’arte in generale a sensibilizzare il pubblico sulla parità di genere?

Possono contribuire in maniera decisiva. Ritengo che una delle principali differenze tra il servizio pubblico e i produttori privati risieda proprio in questo: noi investiamo in progetti che non puntano esclusivamente ad attrarre il pubblico o a ottenere un ritorno commerciale, ma che mirano anche a stimolare il pensiero critico e a promuovere il confronto. Raccontare le discriminazioni di ieri permette di guardare con maggiore consapevolezza ai diritti di oggi e ai progressi compiuti, pur sapendo che molto resta ancora da fare. In questo senso Hallo Betty può generare svolgere un effetto simile a quello che fece L’ordine divino di Petra Volpe: partendo da una storia vera, ci si può interrogare sul ruolo delle minoranze come interpreti e facilitatrici del cambiamento sociale.

La scelta del soggetto riflette uno dei valori centrali del servizio pubblico: combattere ogni forma di discriminazione. Quanto incide, nelle scelte editoriali e aziendali della SRG SSR, il valore culturale e sociale di una produzione?  

È uno dei criteri fondamentali: il servizio pubblico ha il compito di proporre contenuti che permettano ai cittadini di formarsi un’opinione autonoma, aiutandoli a orientarsi tra prospettive diverse senza imporre una posizione propria. Investire in opere capaci di raccontare determinate realtà attraverso la narrazione è dunque essenziale. Le immagini, e in particolare il racconto attraverso una fiction, coinvolgono lo spettatore in modo diverso rispetto a un servizio giornalistico: permettono l’immedesimazione, l’esperienza emotiva, una comprensione più partecipata delle situazioni vissute dai protagonisti. Questo approccio è particolarmente efficace nel trattare temi come la discriminazione di genere.

Il film uscirà in contemporanea in tutte le regioni della Svizzera e, solo in un secondo momento, sulla piattaforma digitale. Stando ai dati in vostro possesso, questi prodotti hanno una maggior visibilità al cinema, all’interno dei festival cinematografici o attraverso le piattaforme?

Dipende molto dal progetto. Hallo Betty è stato concepito principalmente per il cinema, con l’obiettivo di riportare il pubblico in sala. Siamo altresì convinti che possa avere una buona accoglienza sia sui canali lineari sia sulla piattaforma Play +. Detto questo, realizziamo produzioni anche a vocazione festivaliera o pensate per un pubblico più scelto, così come serie destinate principalmente al digitale, con formati più brevi. Tuttavia oggi, con l’esplosione delle piattaforme, si registra una certa compenetrazione tra il pubblico televisivo e quello digitale, ed è anche questa una delle ragioni per cui crediamo fortemente nel progetto di Play +.

Come per molte pellicole cinematografiche, anche Hallo Betty è stato realizzato grazie alla co-produzione della SRG SSR. Quali sarebbero le conseguenze per il settore audiovisivo qualora l’iniziativa” 200 franchi bastano!” venisse approvata?

Indipendentemente dalla volontà della SSR, una riduzione così drastica non ci permetterebbe più di sostenere il cinema come si fa oggi. Oggettivamente parlando, è difficile pensare che si possano sostenere produzioni di questo tipo, qualora l’iniziativa “200 franchi bastano!” venisse approvata. La SSR, dopo l’Ufficio Federale della Cultura, è oggi il secondo principale finanziatore di fiction e documentaristica in Svizzera.

Indebolire questo pilastro significherebbe provocare una brusca frenata per l’intero settore e impoverire in modo significativo il racconto per immagini del nostro Paese.

A cura di Marco Ambrosino, responsabile dei contenuti editoriali SSR Svizzera italiana CORSI

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