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  4. UER: la salute dei media europei passa anche dai finanziamenti pubblici

UER: la salute dei media europei passa anche dai finanziamenti pubblici

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25 Giugno 2024
Il contributo della giornalista Valeria Camia da Bruxelles

Bruxelles. L’UER, l’Unione europea di radiodiffusione (European Broadcasting Union), l’organizzazione che riunisce i media pubblici europei, sollecita i membri neoeletti del Parlamento europeo a garantire l’indipendenza e la diversità del panorama mediatico. La notizia, resa nota nella prima metà di giugno, è di interesse anche se “letta” dalla Svizzera, che non è uno stato membro dell’UE ma aderisce all’UER - tra l’altro una delle sedi di questa organizzazione è proprio nel Cantone di Ginevra. Un timing quasi perfetto, quello del comunicato stampa dell’UER, che anticipa di pochissimi giorni la comunicazione del Consiglio federale svizzero concernente l’iniziativa «200 franchi bastano!» e a favore della riduzione graduale a 300 franchi del canone a carico delle economie domestiche entro il 2029.

Quello dell’UER è un messaggio specifico per i nuovi parlamentari che arriveranno a Bruxelles ma è anche una sollecitazione generale che tocca da vicino le scelte e il futuro dei diversi operatori del settore della teleradiodiffusione : “È fondamentale - ha dichiarato Wouter Gekiere, capo dell’ufficio di Bruxelles dell’UER - che i politici si impegnino in azioni concrete per salvaguardare l’integrità dei media sia offline che online. Il nostro settore sta affrontando sfide senza precedenti ed è dovere dei nostri rappresentanti eletti garantire che rimanga resistente e in grado di servire l’interesse pubblico”.

Quali sono queste sfide? L’UER ne identifica cinque, a partire dal fatto che le autorità nazionali o regionali diano adeguato risalto anche alla dimensione “locale” e continuando a offrireun servizio anche per le minoranze linguistiche. Attualmente, come si legge in un documento pubblico e redatto da UER, i media pubblici europei contano in totale di ben 224 canali e trasmettono in 85 lingue diverse. C’è poi la sfida posta dall’intelligenza artificiale e l’impegno a responsabilizzare le grandi imprese tecnologiche per quanto riguarda i servizi digitali (il 90% dei media di servizio pubblico in Europa prevede di fare uso di applicazioni basate sull’IA nel futuro a breve termine e già oggi il 73% dei media utilizza in qualche misura l’IA nelle strategie aziendali). Infine, l’UER pone l’accento sulla necessità di promuovere e salvaguardare la libertà dei giornalisti e delle giornaliste. Proprio lo scorso 18 giugno l’Unione europea di radiodiffusione ha annunciato il suo sostegno a «Giornalisti al sicuro», la campagna per la sicurezza dei giornalisti promossa dal Consiglio d’Europa (organizzazione che conta anche la Svizzera tra i suoi 46 membri).

Servizio pubblico: pilastro per una democrazia. È chiaro che affrontare le sfide sopra elencate, a partire dalla produzione di contenuti di qualità e programmi innovativi, richiede un investimento significativo. In questo senso, l’UER si batte per un quadro normativo che promuova la trasparenza e la responsabilità nel finanziamento del servizio pubblico. Ciò perché - a ben vedere - la salute del servizio pubblico è una questione fondamentale e strettamente legata alla rappresentanza democratica, come hanno sottolineato in diverse occasioni e pubblicazioni i vertici di UER: “i media di servizio pubblico sono il fondamento delle società democratiche. Il nostro ruolo - ha affermato Noel Curran, direttore generale di UER - è quello di difendere i loro valori e garantire che i nostri membri possano continuare a svolgere un ruolo vitale nella cultura, nella società e nel dibattito pubblico europeo.”

Valeria Camia

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