Incontrare grazie alla CORSI Heidi Tagliavini è stato, per il pubblico ticinese, una vera sorpresa. Sorpresa scoprire che la passione di Tagliavini per la politica nasce quando ancora è assistente di letteratura russa all’Università di Ginevra, ma anche mettere in rilievo le frustrazioni che la Svizzera le causa non volendo firmare il Patto delle Nazioni Unite sui migranti. Dato che l’incontro rientra in un ciclo di conferenze dedicato alle donne leader organizzato dalla CORSI, ne approfittiamo per chiedere alla professoressa dell’Università della Svizzera italiana Eleonora Benecchi di esprimersi, più in generale, sulla rappresentazione della figura della donna alla radio e alla televisione, nonché sulla qualità comunicativa del servizio pubblico radiotelevisivo, vista la sua esperienza accademica nel campo delle culture digitali e del social media management
Quanto è importante che il servizio pubblico radiotelevisivo promuova la figura femminile nella società, tema che è caro alla CORSI che lo sta promuovendo attraverso un ciclo di conferenze dedicato alle donne leader in Svizzera?
“Estendere il dibattito sul tema delle questioni femminili è un atto politico, nel senso più ampio del termine, che investe la consapevolezza di cittadini e cittadine, contribuendo a sensibilizzarli. Inoltre è fondamentale lavorare sulla cultura in cui le persone sono immerse, e i dati ci dicono che in Svizzera la televisione ha ancora un ruolo fondamentale in campo culturale. La tv entra in tutte le case? Bene, usiamola per educare, anche al femminile. Non uso la parola "educazione" a caso. Credo anzi che questa parola dovrebbe essere ricollegata più spesso al servizio pubblico senza timore di "invecchiarlo" o di renderlo meno appetibile per la popolazione giovane.”
In che modo la televisione influenza l'immagine che ci facciamo della donna?
“Nel momento in cui la TV si concentra soprattutto su parti del corpo femminile, quelle parti, private del volto, vengono sempre più associate a “qualcosa” più che a “qualcuno”. L'idealizzazione e l'oggettivazione della donna da parte dei media possano anche causare problemi di autostima femminile, con conseguente ricaduta sulle scelte educative e lavorative future. Ecco perché i media e il servizio pubblico in particolare devono lavorare per la sensibilizzazione e la promozione della rinascita sociale della donna. Bisognerebbe ad esempio promuovere programmi divulgativi che propongano modelli femminili nuovi a cui le ragazze possano ispirarsi. Donne che non siano oggettivate, ma che abbiano diritto di parola e di ruolo. Si pensi che secondo il Global Media Monitoring Project le donne continuano a essere marginalizzate nei programmi riguardanti la politica e l'economia, mentre la loro presenza aumenta quando si parla di temi concernenti la famiglia, l'educazione e la salute”.
Heidi Tagliavini viene da una carriera universitaria, sulla quale è avviata anche lei. Per le donne è ancora difficile oggi far carriera, soprattutto nel mondo giornalistico o universitario?
“Nel rapporto annuale pubblicato dal World Economic Forum (WEF) si stila una classifica che valuta quali siano i paesi in cui nascere donna sia più o meno svantaggioso. Si parla di svantaggi semplicemente perché non esiste ad oggi un luogo nel mondo in cui il nascere donna provochi vantaggi da un punto di vista sociale o economico. E già questo è un dato allarmante. Nel 2017 la Svizzera era al ventunesimo posto su 144 Paesi. Ben distaccata dalle confinanti Germania e la Francia, e anche dietro a Paesi come la Namibia e il Sud Africa. Nel rapporto si evidenzia come nonostante le donne abbiano livello di studi e di competenze adeguati al mercato, in molte professioni si preferisce assumere uomini. Questo per dire che per le donne è difficile fare carriera in termini assoluti. Nel campo dell'educazione e dei media le donne sono presenti, la percentuale di impiego si attesta o supera il 50%, ma non vuol dire che non c’è gender gap. Le donne sono assunte, ma non in ruoli di leadership o in posizioni senza effettivi poteri decisionali. In altre parole la difficoltà di fare carriera in ambito giornalistico e universitario è solo il riflesso di una condizione più generale che deve essere cambiata.”
Passando all’evoluzione dei canali di comunicazione attuali, secondo lei, quali strategie dovrebbe adottare la RSI per restare al passo con i tempi sul web?
“Va innanzitutto riconosciuto alla RSI lo sforzo già fatto in ambiente online. Prendiamo ad esempio lo sport: rispetto a questo campo, la RSI vanta un ottimo “engagement” sui social. C’è però sempre un margine di miglioramento per quanto concerne l’interazione con gli utenti. In generale, bisogna essere consapevoli che il successo sui social non accade per caso, ma si genera attraverso strategie pianificate, basate sull’analisi di dati raccolti attraverso la ricerca scientifica e sociale. Per questo, va dato spazio a sperimentazioni che devono essere adeguatamente monitorate. La RSI sta già facendo dei passi in questa direzione, ma ritengo che conoscere il mercato, anche in termini di contenuti scambiati dagli utenti, sia fondamentale. Le popolari liste “le dieci cose da fare se vuoi avere successo sui social” e simili servono solo a stimolare la condivisione online, ma non hanno certo un valore pratico e progettuale.”
Come vede la televisione o la radio del futuro?
“Io credo che televisione e radio continueranno ad avere un ruolo assolutamente rilevante. Le ricerche più recenti confermano ad esempio che la TV ha ancora un ruolo importante per la popolazione svizzera e rimane fondamentale per la comunicazione politica. La radio poi sta vivendo una nuova giovinezza grazie alla flessibilità dei podcast. La storia dei media ci insegna che nessun nuovo medium uccide i media precedenti, piuttosto li costringe ad adattarsi a nuove circostanze, a trasformarsi per rimanere al passo con i tempi.”
Le Società regionali SSR potrebbero migliorare tramite la diffusione sul web la loro immagine?
“Per quanto riguarda l’ambiente online credo che CORSI e le altre Società regionali SSR debbano prima di tutto capire a che target di pubblico vogliono rivolgersi e qual è il loro obiettivo primario online. CORSI ad esempio da tempo conduce ricerche sia internamente che appoggiandosi a istituzioni universitarie ed è auspicabile, rispetto all’adozione di una strategia comunicativa online efficace, mettere a frutto quanto già fatto e continuare a investire in questa direzione. In generale credo che la CORSI e le altre Società regionali SSR dovrebbero essere un forum di dibattito anche online, e riflettere dunque su come sfruttare le potenzialità interattive della rete per intensificare non solo il dialogo ma anche la loro presenza nella pubblica arena, soprattutto in tempi in cui il servizio pubblico, non solo in Svizzera, subisce pressione politica ed economica. L’ambiente online potrebbe aiutare CORSI e le altre Società regionali SSR a promuovere maggiormente il dibattito sulla definizione, il ruolo e il futuro del servizio pubblico, sensibilizzando al tema anche le fasce di popolazione più giovane.”
Intervista di Laura Quadri.