
Tra i vari programmi che il Consiglio del pubblico della SSR Svizzera italiana CORSI ha monitorato in questa prima parte del 2025 troviamo La Cavia, giunto alla sua seconda stagione. Il programma è pensato per indagare in maniera seria ma con un tocco di leggerezza alla ricerca del benessere psicofisico. Abbiamo intervistato Valerio Thoeny, protagonista e ideatore de La Cavia.
Caro Valerio, qual è stato il tuo percorso professionale? Come sei arrivato a ideare un format come quello de La Cavia?
Ho studiato Lettere e Filosofia, specializzandomi in cinema attraverso il DAMS di Bologna. Successivamente ho partecipato, quasi per caso e senza particolari aspettative, a un concorso per registi presso la RSI. È stato lì che ho scoperto il mestiere del regista LIVE, che non avevo pensato mi sarebbe piaciuto così tanto. Nel corso degli anni ho curato la regia di diversi programmi RSI, tra cui Patti Chiari, dove ho ideato la rubrica La resa dei conti. In questo spazio affrontavo il tema della finanza — un ambito cruciale per le nostre vite, ma che troppo spesso tendiamo a delegare ad altri — coinvolgendo attivamente la mia famiglia. È proprio in quell’esperienza che ho iniziato a sperimentare l’impostazione che avrebbe poi generato La Cavia, che è nato per rispondere alla domanda: “si può misurare il benessere?”.
Secondo quale criterio scegli i temi da trattare?
Mi lascio ispirare dalle tendenze del momento, che intercetto soprattutto attraverso i social media. Alla base delle mie scelte, però, ci sono sempre due criteri fondamentali. Il primo è l’interesse personale: ogni esperienza che propongo nasce dal mio desiderio autentico di approfondire un tema. Il secondo, e più importante, è il possibile beneficio per gli spettatori. Il mio obiettivo è che ciò che racconto e metto in scena abbia un impatto concreto e possa offrire strumenti utili al pubblico, soprattutto nell’ambito del benessere, come ho fatto nelle prime due stagioni.
Le “prove” a cui ti sottoponi sono spesso non comuni, eppure la forza di questo programma è che il protagonista si presenta come una persona semplice, che prova a ricercare unicamente un nuovo benessere psico-fisico. Come ti spieghi questo interesse del pubblico per questo genere di tematiche?
Il pubblico è sicuramente attratto da un’intervista fuori dagli schemi che, pur affrontando temi scientifici e contenuti “seri”, si sviluppa come una chiacchierata di una persona curiosa. Il punto di forza del programma è proprio la scelta di un linguaggio poco formale, immediato e riconoscibile, in cui trovano spazio anche elementi più personali e legati al contesto famigliare, sempre accompagnati da una nota di ironia.
Come ha giustamente rilevato il Consiglio del pubblico La Cavia assume spesso la forma di un Vlog, ovvero un blog video in cui, oltre alla diffusione di informazioni, sono presenti diversi elementi di vita quotidiana. Quanto risente il format de La Cavia delle innovazioni portate dalle nuove piattaforme online come Youtube e TikTok?
Il programma si ispira pienamente a quel tipo di linguaggio che mi ha subito colpito nonostante la mia formazione arrivi da un contesto più formale, dove dietro ogni immagine c’è il lavoro di un’intera troupe televisiva. L’approccio classico garantisce certamente un prodotto di alta qualità, ma che a volte può risultare troppo impostato. Con questa tecnica, invece, posso rendere le interazioni molto più dirette e autentiche, usando un linguaggio semplice, immediato e accessibile a tutti. Inoltre, un modello di questo tipo è naturalmente molto adatto anche alla diffusione sul digitale.
Proporrai sfide diverse nella prossima stagione del programma?
La Cavia avrà sicuramente un’ultima stagione, che però sarà meno focalizzata sul tema del benessere e più incentrata sul concetto, ampio e sfaccettato, di libertà. Non posso svelare troppo, ma posso anticipare che sarà una serie ancora più orientata all’esperienza diretta. L’idea è quella di realizzare quattro puntate che esploreranno la libertà attraverso quattro dimensioni: il corpo, il viaggio, la presenza e il coraggio.
A cura di Marco Ambrosino, Responsabile contenuti editoriali SSR.CORSI
