Per 34 anni i radioascoltatori di Rete Uno hanno potuto sentire la sua voce che riferiva avvenimenti, luoghi e persone del Grigioni italiano. Paolo Ciocco, storico redattore delle Voci del Grigioni italiano, in pensione da poco più di un anno, grande appassionato di radio (“ancora oggi ho la radio sempre accesa, anche mentre leggo un libro”) racconta aneddoti, curiosità e peculiarità del suo lavoro.
Come è cambiato negli anni il lavoro di giornalista RSI per il Grigioni italiano?
“È cambiato molto, oggi è tutto più veloce e c’è meno tempo per approfondire. Una volta le informazioni venivano raccolte da fonti che si conoscevano personalmente. La realtà grigionese è diversa da quella ticinese, le persone sono più chiuse, bisogna guadagnarsi la confidenza dei propri contatti. I rapporti personali contavano e contano molto, anche perché le conferenze stampa sono più rare e molte volte ci si limita a semplici comunicati stampa. Ad esempio il Governo si “accontentava” di mandare un comunicato dopo le sedute, in cui spesso era indicato il numero del Consigliere di stato di riferimento. C’era un rapporto diretto con i politici. Oggi la comunicazione si fa soprattutto attraverso i social. Non per forza è meglio o peggio, è solo diverso”.
Quali sono le peculiarità del lavoro di giornalista che si occupa di Grigioni italiano?
“Dico sempre che il Grigioni è come una Svizzera in miniatura: si parlano tre lingue cantonali (italiano, romancio e tedesco), ci sono due religioni di Stato (la riformata e la cattolica), c’è una densità demografica minore ma è una realtà particolare e abbastanza complessa. Essere una minoranza ha di sicuro degli svantaggi, ma anche aspetti positivi: noi potevamo e possiamo dedicare maggiore attenzione alle realtà e ai fatti delle nostre valli, anche in ambito culturale. In Ticino è più difficile, ci sono meno possibilità di dare spazio alle zone periferiche e alle valli”.
Qualche ricordo particolare della sua lunga esperienza professionale?
“A proposito di quanto detto poco fa, ricordo - ad esempio- che quando hanno eletto il consigliere di Stato Claudio Lardi, io ho seguito i festeggiamenti sulla Plazza del Cumün (la piazza principale) di Poschiavo. Nella puntata della settimana successiva delle “Voci del Grigioni Italiano” di una ventina di minuti non ho fatto sentire nulla della sua voce, ho realizzato un microtrottoir con coloro che lo stavano festeggiando e con le loro aspettative. Lui non se l’è presa, anzi era contento. Poi quando sono andato in pensione un anno fa mi ha scritto un biglietto di congratulazioni. Segno dell’importanza dei rapporti diretti.
Poi ricordo con piacere il mio debutto: avevo appena finito di studiare, ho proposto di intervistare il poeta Franco Loi che avrebbe tenuto una conferenza a Grono. Così ho imparato a usare il registratore a nastri e da lì non ho più smesso di lavorare per la radio”.
Come vede oggi la presenza del Grigioni italiano alla RSI?
“Io posso dire di essere grato per tutto quello che ho potuto svolgere alla RSI e per le persone con cui ho lavorato o incontrato, quindi non mi posso esprimere oggettivamente. Credo comunque che sia una fortuna per il Grigioni italiano avere degli spazi in cui approfondire la realtà delle proprie valli”.
Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI