Sabato 22 novembre, presso l’Aula Magna dell’Università della Svizzera italiana, si è svolto l’incontro informativo aperto al pubblico intitolato Il prezzo nascosto del taglio del canone, promosso dalla SSR Svizzera italiana CORSI. L’evento aveva l’obiettivo di fornire ai presenti strumenti chiari e affidabili per capire l’effettiva portata dell’iniziativa popolare “200 franchi bastano!” in vista della votazione dell’8 marzo 2026.
All’incontro hanno partecipato all’incirca 450 persone, tra cui autorità politiche e rappresentanti di enti della società civile, della cultura, dell’economia, dello sport e della formazione. L’occasione ha permesso di riflettere sui principi e sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo e mediale, un elemento fondamentale per la coesione nazionale e per il pluralismo informativo del Paese, il cui sviluppo sarà inevitabilmente influenzato dal risultato della votazione.
La Presidente della SSR Svizzera italiana CORSI Giovanna Masoni Brenni ha aperto i lavori presentando lo scopo di essi: un’occasione di riflessione e di confronto, pensata non per imporre una visione sull’altra, ma per ragionare sul servizio pubblico e sul suo ruolo per la piazza mediatica e per il sistema democratico svizzero – fondato, al pari della SSR, sul principio del federalismo culturale e solidale elvetico; un incontro per capire gli effetti ultimi di un’approvazione della Halbierungsinitiative.
Ha poi ricordato che lo strumento dell’iniziativa popolare costituzionale, strumento fondamentale di democrazia diretta, è strumento impreciso per affrontare questioni complesse, che non si risolvono con un “sì” o con un “no”. L’iniziativa semplifica nel caso della riduzione del canone, si riduce quasi, apparentemente, a un semplice aggiustamento tecnico; ma il servizio pubblico radiotelevisivo è una struttura articolata, fatta di compiti, diritti, doveri, equilibri, responsabilità. Di fronte ad iniziative costituzionali occorre quindi impegnarsi, approfondire, chiarire quali sono gli effetti, nascosti e/o ultimi di un’approvazione.
In seguito, la Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti ha richiamato il parere contrario espresso dal Governo ticinese in sede di consultazione nel 2024 e ha evidenziato le ripercussioni e i rischi che l’iniziativa, se accolta, comporterebbe per la Svizzera italiana e per le altre regioni linguistiche minoritarie e, più in generale, per la coesione nazionale. Terminati i saluti istituzionali, l’incontro ha visto una discussione sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo con Jean-Michel Cina, Presidente SRG SSR, Susanne Wille, Direttrice generale SSR, e Mario Timbal, Direttore RSI. La giornalista RSI Simona Cereghetti, moderatrice dell’incontro, ha rivolto agli ospiti domande puntuali, volte a illustrare gli scenari futuri della SSR e della RSI in caso di approvazione dell’iniziativa.
La direttrice Susanne Wille ha ribadito il valore del radicamento regionale, auspicando che le notizie della Svizzera italiana continuino a essere prodotte a Comano e non a Zurigo, evitando un ritorno alla situazione del 1988. Ha colto inoltre l’occasione per illustrare il processo di ristrutturazione aziendale Enavant, ricordando che l’importanza strategica della SSR per il Paese non prescinde da una volontà di cambiamento e trasformazione.
Particolare attenzione è stata dedicata anche a due temi di grande interesse per l’opinione pubblica: il mantenimento dell’offerta sportiva sotto l’ala della SRG SSR e la dismissione delle trasmissioni delle onde radio FM. Sul primo tema, Jean-Michel Cina ha ricordato l’importanza dello sport come veicolo emotivo di coesione nazionale e ha spiegato che, se il racconto dello sport svizzero uscisse dai confini nazionali e venisse delegato solo a grandi gruppi internazionali, si verificherebbe un aumento sensibile dei costi per gli utenti e per molti sport, a livello svizzero, non potrebbe più essere garantita una sufficiente copertura mediatica. Sul secondo tema, Mario Timbal ha ricostruito la vicenda, spiegando che la SSR ha rispettato l’accordo con il Consiglio federale. Inoltre, ha proseguito, se la nuova richiesta da parte dei privati di mantenere la radiodiffusione oltre il 2026 dovesse essere accolta favorevolmente, la SSR dovrà rivalutare la situazione, così come dovrà farlo anche l’USTRA.
L’incontro ha in seguito visto lo svolgimento di un dibattito politico, moderato dal già responsabile dell’informazione RSI Michele Fazioli, tra i favorevoli all’iniziativa, l’On. Raide Bassi e l’On. Paolo Pamini e i contrari, l’On. Greta Gysin e l’On. Alex Farinelli. Il pubblico ha potuto ascoltare le motivazioni delle diverse posizioni confrontandosi con argomentazioni differenti legate al ruolo, ai compiti e al futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. Il dibattito ha contribuito a offrire al pubblico un quadro più completo delle implicazioni legate all’iniziativa. Con le visioni diverse, i numerosi spunti di riflessione, la perfettibilità della SSR, è emersa anche la centralità della SRG SSR per la piazza mediatica svizzera per l’informazione quadrilingue dei cittadini e cittadine.
Il pomeriggio si è concluso con tre interventi che hanno riferito da punti di vista diversi dei fatti e del ruolo che la SRG SSR svolge per la società svizzera. Luigi Pedrazzini, già Presidente SSR.CORSI e Vicepresidente del Locarno Film Festival, ha evidenziato come l’iniziativa non rappresenti una semplice “ricalibratura” del perimetro della SRG SSR, ma il ripetersi di un tentativo simile a quello contenuto nell’iniziativa No Billag e ha infine ricordato il ruolo della SSR per tutto il settore dell’audiovisivo. Pier Tami, Direttore delle squadre nazionali maschili di calcio, ha invece raccontato quanto la SSR contribuisca, riunendo un pubblico di oltre 2 milioni davanti alle partite della nazionale, al successo delle nostre squadre oltre che alla coesione nazionale; il regista Daniele Finzi Pasca ha concluso il pomeriggio illustrando come il servizio pubblico permetta di vivere e portare la nostra identità e le nostre radici nel mondo intero, di suscitare o raccogliere emozioni forti e importanti che contribuiscono a rafforzare il senso di comunità e appartenenza del Paese, che potrebbero essere a rischio , qualora l’iniziativa 200 franchi bastano! dovesse essere approvata.