
Foto: @ OSI / L. Sangiorgi
Da diversi anni la SSR Svizzera italiana CORSI sostiene l’Orchestra della Svizzera italiana, con la quale organizza regolarmente attività dedicate principalmente a socie e soci, volte a valorizzarne l’attività musicale. Abbiamo incontrato la Direttrice artistica Barbara Widmer, con la quale abbiamo discusso del futuro dell’Orchestra della Svizzera italiana, anche alla luce del futuro incerto che attende il servizio pubblico radiotelevisivo.
Cara Barbara, come valuti l’annata artistica appena trascorsa? Quali sono stati i progetti più riusciti e le sfide più difficili che avete affrontato?
È stato un anno di soddisfazioni, di gioie, ma soprattutto di traguardi importanti.
Abbiamo avuto la fortuna e l’onore di portare la nostra musica in luoghi prestigiosi: la splendida sala di Salisburgo, Monaco, il KKL di Lucerna… luoghi che non solo hanno accolto la nostra arte, ma l’hanno amplificata, dandole un’eco che ci ha riempiti d’orgoglio. Ma il traguardo forse più emozionante — sicuramente il più simbolico — è stato il secondo premio ICMA vinto dall’OSI, ricevuto a gennaio 2025 per il CD prodotto da ECM sotto la direzione del maestro Markus Poschner. Un riconoscimento che ci riempie di gratitudine e che è arrivato proprio in coincidenza con il termine del suo mandato alla guida dell’OSI, celebrato in modo indimenticabile con un fine settimana di Pentecoste che rimarrà per sempre nei nostri cuori. Naturalmente, ogni stagione porta con sé anche delle sfide. E, lo confesso, la più grande è sempre la stessa: sapere se ciò che offriamo sul palco riuscirà a toccare il cuore del pubblico.
Tra qualche mese comincerà il cantiere della Città della Musica, un progetto ambizioso nel quale siete coinvolti. In che misura la decisione della Città di Lugano di istituire un polo interamente dedicato alla formazione e alla produzione musicale può rappresentare un’occasione importante per il futuro dell’Orchestra della Svizzera italiana?
La nascita della Città della Musica rappresenta una svolta storica per Lugano, per il Canton Ticino e per l’intero panorama musicale svizzero. Si tratta di un progetto ambizioso e lungimirante, che sceglie di investire nella cultura come leva di sviluppo, coesione sociale e innovazione. Una visione coraggiosa, che guarda al futuro con fiducia.
Per l’Orchestra della Svizzera italiana, essere parte attiva di questo percorso fin dalle fasi iniziali è motivo di grande orgoglio. Non solo perché finalmente si prevede una sede progettata intorno alle esigenze artistiche e produttive di realtà come la nostra, ma anche perché si riconosce alla musica un ruolo centrale nella vita della città.
Un polo che unisce formazione, produzione e creatività dà vita a un ecosistema virtuoso. Favorisce nuove sinergie, sostiene i talenti sin dall’infanzia e crea un dialogo fertile tra generazioni. In questo contesto, l’OSI potrà offrire il proprio contributo non solo in termini di eccellenza artistica, ma anche come punto di riferimento per chi studia, sperimenta e innova. Per noi è un’occasione straordinaria per ampliare la nostra missione: non solo suonare, ma generare cultura. Significa condividere conoscenze, costruire percorsi formativi, rafforzare il dialogo con le istituzioni e il pubblico. Tutto questo, finalmente, in una casa vera. Una casa della musica, pensata per accogliere, ispirare e crescere. La scelta della Città di Lugano di credere in questa visione rappresenta un segnale importante di fiducia e responsabilità. Noi, come OSI, siamo pronti a raccogliere questa sfida con entusiasmo, passione e lo stesso impegno che ci accompagna da sempre.
Oltre alla Città di Lugano, un altro partner fondamentale per la crescita dell’Orchestra della Svizzera italiana è l’azienda di servizio pubblico radiotelevisivo. In quale misura, la diffusione delle vostre attività attraverso i media della RSI può influire sull’avvicinamento del pubblico alla realtà della musica classica?
Il legame tra l’Orchestra della Svizzera italiana e la RSI – e più in generale la SSR – è profondo, storico, direi quasi identitario. Non dimentichiamolo: l’OSI nasce nel 1935 proprio come “Radiorchestra”, un ensemble pensato inizialmente per il solo mezzo radiofonico. Questo significa che la musica e la radiodiffusione fanno parte del nostro DNA fin dall’inizio. È un privilegio raro, quello di avere un partner così solido e appassionato, che ci ha accompagnati nel tempo e continua ancora oggi a sostenere e valorizzare il nostro lavoro. La radio è sempre con noi: trasmette in diretta i nostri concerti, ci dà voce e spazio, e permette a un pubblico ben più ampio di quello presente in sala di ascoltare la nostra musica ovunque, anche a migliaia di chilometri di distanza. In un’epoca in cui il concetto di "prossimità culturale" si evolve, questa diffusione capillare e accessibile è fondamentale. Significa rendere la musica parte della vita quotidiana di tutti, superando barriere geografiche, sociali e generazionali.
Il nostro rapporto con la RSI e con la SSR non è solo un’alleanza tecnica, ma una vera partnership culturale, che condivide visioni, valori e l’ambizione di portare la musica là dove può davvero fare la differenza, la cosiddetta accessibilità culturale. La mediazione culturale svolta dalla RSI è quindi un atto di democratizzazione della musica, che amplifica la nostra missione artistica e sociale. In questo senso, la RSI non è solo un canale di diffusione: è un vero partner nella costruzione del pubblico di domani.
L’iniziativa “200 franchi bastano!” mira a ridimensionare fortemente le capacità del servizio pubblico radiotelevisivo come lo conosciamo oggi. Quanto è importante il contributo e il sostegno del servizio pubblico per una struttura come l’Orchestra della Svizzera italiana?
È molto importante se non addirittura fondamentale. Qualora venisse accolta o comunque venissero prese iniziative collaterali volte a ridurre il gettito del canone, la collaborazione con l’OSI verrebbe messa seriamente in discussione. Ne conseguirebbe che noi perderemmo un’importante fonte di reddito e il nostro finanziamento dovrebbe nuovamente essere rivalutato, con conseguenze ad oggi difficilmente stimabili, ma certamente non positive.
Dopo la pausa estiva, l’OSI riprenderà la sua attività: quali sono gli appuntamenti imperdibili in programma previsti per la seconda parte dell’anno?
La prossima stagione dell’Orchestra della Svizzera italiana si annuncia ricchissima, articolata e profondamente ispirata. Il titolo scelto, In Folclore, è un omaggio a tutto ciò che nella musica classica trae linfa dalle radici popolari, dalle tradizioni, dalle culture che si sono trasformate in arte attraverso il linguaggio sinfonico. Avremo 10 concerti al LAC, cuore della nostra stagione, e 6 concerti in Auditorio, che saranno gli ultimi prima della chiusura temporanea dovuta all’avvio del cantiere della Città della Musica. Un momento simbolico, che segna l’inizio di una nuova fase per tutti noi. Un appuntamento speciale sarà OSI a Pentecoste, che quest’anno celebrerà la collaborazione con il Maestro Charles Dutoit, in un repertorio che gli è particolarmente affine e nel quale potrà esprimere al meglio la sua sensibilità e la sua profonda esperienza internazionale. Tra gli eventi di maggiore respiro ci sarà una prestigiosa tournée in Spagna insieme al Maestro Dutoit e a una delle artiste più amate e leggendarie del nostro tempo: Martha Argerich. A coronare la stagione, il ritorno dell’OSI il 2 marzo nella Sala dorata del Musikverein di Vienna, uno dei templi mondiali della musica sinfonica, che testimonia il livello raggiunto dalla nostra Orchestra anche sulla scena internazionale.
A cura di Marco Ambrosino, Responsabile contenuti editoriali SSR.CORSI