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  4. Il servizio pubblico radiotelevisivo e la scena teatrale svizzera – intervista a Cristina Galbiati

Il servizio pubblico radiotelevisivo e la scena teatrale svizzera – intervista a Cristina Galbiati

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04 Novembre 2025

Spesso si tende a ridurre il servizio pubblico radiotelevisivo alle trasmissioni che vediamo in televisione o ascoltiamo alla radio, ma dietro di esse operano molteplici figure professionali, con competenze e percorsi diversi, ugualmente indispensabili. In vista della votazione del 2026 sull’Iniziativa SSR “200 franchi bastano!”, la SSR Svizzera italiana CORSI organizza un incontro pubblico dal titolo Il prezzo nascosto del taglio del canone, che vedrà anche un dibattito tra favorevoli e contrari all’iniziativa. Per l’occasione abbiamo intervistato Cristina Galbiati, co-presidente dell’associazione nazionale t. Professioni dello spettacolo Svizzera, per capire quali conseguenze potrebbe avere questa iniziativa sul mondo delle professioni teatrali.

Gentile Cristina Galbiati, come sta oggi il panorama teatrale svizzero?

È difficile dare una risposta univoca, poiché il panorama culturale presenta differenze significative da Cantone a Cantone e da realtà a realtà. Negli ultimi anni, grazie anche a politiche di sostegno lungimiranti promosse da alcune regioni, la Svizzera ha saputo valorizzare e consolidare realtà teatrali e coreutiche di notevole qualità, capaci di distinguersi anche a livello internazionale. In questa fase, tuttavia, il contesto si presenta particolarmente delicato: i recenti tagli al settore pubblico incidono in maniera sensibile anche sull’ambito culturale, con il rischio di accentuare ulteriormente quella condizione di precarietà che, storicamente, caratterizza una parte consistente del comparto artistico e delle maestranze che vi operano.

Può spiegarci come e con quali scopi è nata l’associazione t. Professioni dello spettacolo Svizzera e Quali sono le principali sfide per i professionisti delle arti sceniche al giorno d’oggi?

t. Professioni dello Spettacolo Svizzera è nata nel 2018 dalla fusione delle associazioni ACT e KTV/ATP, quale esito del processo di rafforzamento delle associazioni culturali professionali promosso dall’Ufficio federale della cultura. Il nostro principale obiettivo è rappresentare gli interessi della scena indipendente e contribuire al miglioramento delle condizioni di lavoro di chi opera in questo ambito. Oggi riuniamo oltre 1.700 membri su tutto il territorio nazionale e collaboriamo strettamente con le associazioni professionali di altre discipline artistiche. 

La crisi del Covid-19 ha messo in luce problematiche che forse erano rimaste in parte latenti. La precarietà strutturale del lavoro nelle arti della scena resta una questione centrale: parliamo della necessità di garantire condizioni di lavoro eque e una maggiore sicurezza sociale, temi centrali del Messaggio federale sulla cultura 2025–2028, che li pone tra le priorità del prossimo quadriennio. Per tradurre questi principi in realtà, però, serve un vero cambio di paradigma, che coinvolga non solo le istituzioni, ma l’intera società. È illusorio ritenere che la precarietà di un singolo settore riguardi esclusivamente quel settore: nella pratica, essa comporta un aumento degli interventi di sostegno sociale, il cui onere ricade sull’intera collettività. 

In che modo la crescente diffusione dei contenuti digitali, anche di carattere culturale, ha influenzato l’evoluzione della scena artistica in Svizzera negli ultimi anni?

La digitalizzazione ha rappresentato e continua a rappresentare al contempo un’opportunità e una sfida. Da un lato, la diffusione di strumenti e piattaforme digitali e la loro crescente accessibilità hanno favorito lo sviluppo di nuovi linguaggi artistici, anche nell’ambito delle arti sceniche, permettento di sperimentare e di raggiungere pubblici più ampi. Dall’altro, emergono questioni cruciali: la possibile sostituzione delle risorse umane, la riduzione del valore insostituibile delle arti dal vivo e i rischi connessi all’intelligenza artificiale per chi crea contenuti originali. L’attuale dibattito sull’impatto dell’IA nel settore culturale ne è un esempio emblematico: se non affrontiamo con attenzione le sue implicazioni, rischiamo di compromettere la vitalità, l’autenticità e la sostenibilità della produzione artistica.

In un contesto di forte concorrenza e con tanta produzione culturale che non dipende più solo dal servizio pubblico, quale ruolo può recitare ancora la SSR nel sostenere la formazione, la crescita professionale e la visibilità di registi, attori, tecnici e scenografi? 

La SSR riveste un ruolo imprescindibile proprio grazie alla sua natura di servizio pubblico, insostituibile da iniziative private. In molte regioni della Svizzera la cultura fatica ancora a essere riconosciuta come ambito professionale e a vedere pienamente apprezzata la sua importanza sistemica per la società. In questo quadro, il lavoro della SSR assume un valore cruciale: dà voce alla pluralità delle espressioni artistiche e funge da ponte tra chi crea cultura e chi la fruisce, contribuendo in modo determinante alla coesione sociale e alla costruzione di un’identità nazionale condivisa, elementi essenziali in un Paese plurilingue come la Svizzera e di fronte alle sfide di un mondo contemporaneo in rapida trasformazione.

Secondo lei, quali conseguenze concrete potrebbe avere l’approvazione dell’iniziativa “200 franchi bastano” sul mondo teatrale e, più in generale, sulla vita culturale del Paese?

L’approvazione dell’iniziativa “200 franchi bastano” sarebbe devastante, non solo per il settore culturale in senso stretto, ma soprattutto per il ruolo stesso della cultura nel nostro Paese. Troppo spesso la cultura viene intesa come un privilegio elitario, riservato a pochi, mentre in realtà è una componente essenziale della vita di tutti noi: influenza profondamente il modo in cui pensiamo, sentiamo e viviamo noi stessi e il mondo che ci circonda. Anche quando non ce ne rendiamo conto, la cultura permea le nostre giornate. Solo un servizio pubblico efficiente ed efficace può continuare a preservare questo ruolo, contribuendo in maniera significativa alla costruzione e al rafforzamento della nostra identità, sia personale che collettiva.

A cura di Marco Ambrosino, responsabile contenuti editoriali SSR.CORSI

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