In oltre 60 anni di Sagra dell’Uva di Mendrisio, molti sono i contributi di Giorgio Fieschi, attivo in azienda per oltre 40 anni, presenti negli Archivi della RSI. Abituato ad intervistare, oggi saremo noi a porgli qualche domanda sulla manifestazione del borgo di Mendrisio.
Caro Giorgio, molte interviste registrate negli anni alla Sagra dell’Uva erano di tua produzione: quale è stato l’episodio/l’intervista più significativa che ricordi durante la manifestazione?
Difficile ricordare qualcuno o qualcosa in particolare: alla Sagra spesso incontravo persone che avevo già incontrato precedentemente, o alla Festa di San Martino, o alla Corsa degli asini o alle Processioni storiche, per citare le più importanti. I miei interlocutori/trici erano prevalentemente giovani legati/e al mondo contadino. Avendo realizzato molti servizi sia per la radio che per la televisione, mi consideravano - e un po’ ancora mi considerano - una specie di parente: ogni volta, quindi, inevitabilmente, al termine delle registrazioni ci si sedeva a un tavolo per un bicchiere in compagnia e assaggiare qualche formaggino. Non sempre facile, rientrato in redazione, montare il materiale raccolto …
A pensarci bene, ci sarebbe una persona che mi è rimasta impressa nella memoria: un allevatore momò, a quei tempi sulla cinquantina, che ogni anno mi aspettava con impazienza per parlarmi dei suoi pluripremiati conigli e con orgoglio mostrarmi le medaglie da loro vinte.
La RSI, tramite i suoi reporter, ha sempre dato importanza a manifestazioni come la Sagra dell’uva che tramandano tradizioni e che hanno uno stretto legame con il nostro territorio. Come valuti la sua presenza e l’importanza della sua missione in questo senso?
La presenza della RSI sul territorio è essenziale: il testimone è passato in buone mani, vedo che ancora oggi, sia radio che televisione coprono bene le manifestazioni organizzate qui e nel Grigioni italiano. È importante seguire gli avvenimenti e farlo con autentico interesse, con amore. Per me è sempre stato così.
Questi eventi attirano un pubblico eterogeneo, e quindi per l’Azienda è una buona occasione per mantenere il contatto con esso, per promuovere programmi, per fidelizzare. Dedicando loro spazio, si premiano gli sforzi di quanti li propongono, che devono fare i conti con una sempre maggiore offerta in fatto di sagre.
Hai notato una differenza circa la copertura della manifestazione da parte della RSI negli anni?
Dal mio punto di vista la copertura è stata ed è sempre adeguata. Perdere qualche colpo è inevitabile, visto, per l’appunto, l’arricchimento conosciuto in questi anni dal calendario delle proposte destinate ad animare e valorizzare il territorio. Impossibile arrivare ovunque, accontentare tutti, ma questo, bisogna dire, capitava anche in passato, specialmente durante i fine settimana, quando le redazioni si sguarniscono.
Molti sono i filmati che ritraggono la Sagra dell’uva e la sua storia in tutte queste edizioni, presenti negli Archivi RSI con te come protagonista e anche porta bandiera. Potremmo dire che eri un vero e proprio fil rouge fra il pubblico e il nostro territorio. Quanto è importante secondo te lasciare traccia alle generazioni future e tramandare queste tradizioni?
È importantissimo disporre di un Archivio storico come quello della RSI, in cui sono conservate vere perle. Siamo nell’ era della superficialità, del “tutto in fretta e subito”. Di conseguenza, la maggior parte dei giovani - il fenomeno è planetario - è più interessata a quello che propongono gli influencer che ai programmi della radio e della tv. Gli strumenti che utilizzano per informarsi, quali smartphone ed i tablet, non invitano di certo all’approfondimento. Al giorno d’oggi si tende a interessarsi al passato non più di quel tanto, e questo, dal mio punto di vista, è sbagliato. Per tale motivo ribadisco l’importanza degli Archivi, in cui, ricordiamolo, ci sono incisioni e filmati preziosissimi. Ecco perché, così come la RSI, anche i canali esteri ricorrono sempre più all’ utilizzo di materiale d’archivio, con cui spesso realizzano programmi di gran successo.
Com’è cambiata la manifestazione negli anni?
Negli ultimi anni, essendo in pensione e non dovendo più seguire l’evento per lavoro, l’ho un po’ trascurata. Mi sembra però, stando a quello che ho letto e sentito, che l’evento abbia perso un po’ di identità. Un fenomeno che ho notato e un po’ preoccupa, ma che riguarda diverse tipologie di manifestazioni, è il comportamento incivile di alcuni. Purtroppo, dal mio punto di vista, c’è sempre più la tendenza ad approfittare di questi eventi per “fare casino”. Nonostante ciò, penso che rimanga una delle manifestazioni più interessanti e meritevoli di sostegno per quanto riguarda la Svizzera italiana.
Ho cominciato a seguire la Sagra per la RSI negli anni 70 come pioniere/inviato della “Squadra esterna”: collegamenti volanti che erano e sono ancora sono concepiti per mantenere stretti legami con il territorio. A quei tempi andavo in onda 7/8 volte nell’arco della giornata, saltellando, con le dirette, da un programma all’ altro, a volte pure facendo dei “blitz” in quelli serali.
Come sta andando la pensione? Sei rimasto vicino al mondo della musica e dei concerti tanto da volerne organizzare oppure da scrivere il libro sulla musica rock in Ticino come immaginavi nel 2016, anno del tuo pensionamento? (Intervista RSI, 25 ottobre 2016)
Sto benissimo, grazie, anche se naturalmente un po’ l’Azienda mi manca. Il “problema” è che la giornata ha solo 24h, ne servirebbero il doppio. Faccio ancora tantissimo, soprattutto in qualità di consulente in fatto di questioni musicali. Quando mi invitano a Comano o a Besso ci vengo molto volentieri, perché è sempre un piacere ritrovare colleghi con cui ho trascorso una lunga parte della mia vita e conservo legami d’amicizia.
Oltre a ciò, collaboro con RadioTicino e organizzo showcases ed eventi con taglio teatral/televisivo (serata Mogol e compleanno Night Birds al Teatro di Locarno, per ricordare i più recenti). Difficile perdere il vizio …
Il libro? Al momento c’è unicamente la copertina, ideata dall’amico ed ex scenografo Mario Del Don, animatore, tra le altre cose, de “La Palmita”, programma satirico che ha preceduto il successo de i “Frontaliers”. Non ho ancora scritto una riga. Non escluso che ricicli parte degli articoli già pubblicati nel mio Blog (giorgiofieschi.ch), in cui invito ad andare a curiosare. Nel frattempo, un popolare collega della Svizzera tedesca, il giornalista Stefan Künzli, ha scritto un libro sul Rock nazionale, “Schweizer Rock Pioniere” (Zytglogge Verlag), in cui un intero capitolo è dedicato a me, definendomi il “Rock Papst della Svizzera italiana”. Per ora, dunque, lascio che siano gli altri a parlare della musica che più mi appassiona, ma prima o poi anch’ io mi deciderò a buttare giù qualche riga, parola!
Veronica Delsindaco, Segretariato SSR.CORSI