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  4. “Eureka su Rete Uno, un’idea di scienza aperta alla riflessione senza preconcetti antirazionali”

“Eureka su Rete Uno, un’idea di scienza aperta alla riflessione senza preconcetti antirazionali”

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06 Aprile 2022
Intervista al conduttore RSI Nicola Colotti sulla nuova trasmissione radiofonica
Nicola Colotti RSI
OPINIONI
INTERVISTA
RSI

Mutamenti climatici, esplorazioni spaziali, tecnologie digitali, biodiversità. Temi attuali, che fanno discutere e dividono l’opinione pubblica. Come parlarne in modo aperto, senza preconcetti e sensazionalismi? Per questo è nata “Eureka”, la nuova trasmissione di Rete Uno dedicata alla scienza. Ce ne parla Nicola Colotti, giornalista scientifico e conduttore.

Che cos’è Eureka? Quali le tematiche su cui si concentra maggiormente?
“Eureka è un programma radiofonico della Rete Uno, in diretta dall’inizio di marzo dal lunedì al venerdì tra le 13 e le 13.30 circa, dedicato alla scienza, attraverso interventi di esperti/e che lavorano in vari ambiti della divulgazione, dell’insegnamento e della ricerca accademica. I temi portanti sono le grandi sfide con cui la nostra società è oggi confrontata e a cui la scienza cerca di dare risposte condivise. L’intento non è però quello di trovare “facili” risposte a problemi complessi ma di riflettere sulle domande che il metodo scientifico consente di porre. Si tratta cioè di diffondere una percezione della scienza che sia propositiva aperta alla riflessione e non ostacolata da preconcetti antiscientifici e antirazionali. Numerosi sono gli esempi concreti, tratti in particolare dal lavoro svolto nei centri di ricerca e di divulgazione scientifica della Svizzera italiana, ma anche da ambiti cruciali come la tecnologia digitale e l’ambiente, con particolare riferimento ai mutamenti climatici, alla sostenibilità e alla biodiversità. Non mancano momenti dedicati alla letteratura, scientifica e fantascientifica, al cinema e alla storia del pensiero scientifico, per avvicinare il pubblico al mondo della scienza creando curiosità ed emozione”.

Come è nata l’idea di questa trasmissione?
“L’idea di Eureka è nata dall’esigenza, più volte manifestata dentro e fuori dalla RSI (in particolare dal mondo dell’insegnamento e della ricerca), di avere uno spazio regolare dedicato alla scienza e alla divulgazione nel palinsesto di Rete Uno. Da anni mi interesso di temi scientifici e tecnologici, cercando di trattarli con una certa regolarità in varie trasmissioni. Negli ultimi anni era però emersa l’esigenza di ripristinare sulla rete radio generalista della RSI uno spazio regolare (già presente in passato). Si trattava dunque di dare avvio a un progetto di trasmissione che unisse i contenuti divulgativi a una forma radiofonica adatta a un ampio pubblico”.

Quale il taglio dato alle tematiche affrontate e quale il pubblico a cui si rivolge?
“L’intento della trasmissione è di garantire varietà di temi con momenti di diretta nel limite del possibile abbastanza brevi. Cosa non facile, ma stimolante per chi interviene come esperto/a della materia. Si parte dalle grandi domande con cui la scienza si confronta, per esempio sui mutamenti climatici, la rivoluzione digitale, l’esplorazione spaziale, prendendo spunto da notizie di cronaca (spesso divulgate in modo sensazionalistico) e si arriva a una riflessione più ampia sulla percezione della scienza nell’opinione pubblica, riportando i temi al loro giusto contesto. Per restare all’attualità con un esempio: in questi mesi stiamo affrontando una preoccupante siccità ed è utile chiedere agli esperti (climatologi e meteorologi) quanto essa dipenda direttamente dai mutamenti climatici e quanto invece i dati scientifici vadano inquadrati in un contesto più ampio. L’intento di Eureka è quindi di consentire a un pubblico non specialistico, ma attento alle grandi sfide della nostra epoca, di farsi un’idea ampia e scientificamente fondata delle questioni che la nostra società è chiamata ad affrontare nel loro complesso”.

Chi sono gli ospiti?
“Sono docenti, ricercatori, professori universitari, scienziati che lavorano nel mondo della ricerca applicata, giornalisti esperti di scienza e tecnologia che collaborano da anni con la RSI. Ci sono anche interlocutori che si occupano di letteratura, cinema e cultura fantascientifica (nel senso più ampio del termine) e che consentono approcci radiofonici diversi, così da avere una varietà di temi e una percezione della scienza che non sia troppo tecnica né specialistica”.

In generale, Quale deve essere il ruolo del servizio pubblico nella divulgazione e nella mediazione scientifica?
“Ritengo che la scienza e la tecnologia (non solo quella di consumo) meritino uno spazio regolare nei nostri palinsesti così come l’hanno l’economia, lo sport, la cultura letteraria e filosofica, il cinema. E così come avviene per quei temi, anche per la scienza e la sua divulgazione ci vogliono redazioni e giornalisti che abbiano una certa specializzazione e assiduità nel seguire le novità nel campo scientifico e tecnologico. Questo significa avere tempo, risorse e passione per creare una rete di conoscenze e collaborazioni con il mondo della scienza e della divulgazione, con le università e i centri di ricerca. In generale si dovrebbe dedicare spazio alla scienza intesa come sapere collettivo condiviso e non come cumulo di notizie più o meno sensazionali, evitando di parlare di “progresso” privilegiando la sola dimensione tecnologica. Credo quindi che il servizio pubblico possa (e debba) dedicare spazio non soltanto alle notizie scientifiche che colpiscono l’immaginario collettivo, ma anche e soprattutto al loro contesto. Si tratta cioè di dare conto del metodo scientifico, oltre che della spettacolarità della scienza che rischia di alimentare la disinformazione.  Nell’epoca della comunicazione globale e “orizzontale” attraverso Internet si diffondono facilmente lo scetticismo e il complottismo e il rischio di creare confusione è alto. In un contesto in cui non si esita a parlare di post-verità, la scienza e il lavoro degli scienziati rischiano di essere vittime di una progressiva e pericolosa delegittimazione. Credo dunque che al servizio pubblico spetti il compito di difendere l’autorevolezza delle istituzioni scientifiche e degli/delle scienziati/e, per non fomentare una diffidenza e una disaffezione verso la scienza che potrebbero rivelarsi alla lunga controproducenti. Un aspetto, infine che non va dimenticato è il contributo (spesso misconosciuto) delle donne al progresso della scienza, per ricordare quante donne, oggi, faticano ancora a raggiungere posizioni di vertice nel mondo scientifico”.

Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI

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